Questo è un racconto scritto da me. Nessun riferimento a persone o luoghi è reale, proprio per questo l’ho scritto.
A volte un racconto ci sveglia o ci tocca molto più di un normale post. Quindi auguro buona lettura a tutte e tutti voi, inaugurando questa nuova parte del mio blog che si chiamerà “RACCONTI DI DONNE” e che anni fa qualcuno di voi seguiva. Buona lettura.
Era un sabato pomeriggio ed era uscita per caso. Aveva scordato il riso per la festa di ferragosto e prima che i supermercati chiudessero, doveva assolutamente comprarlo. Altrimenti… addio paella!
I capelli castani di Crystal erano ricresciuti, ormai le ricadevano morbidi sulla schiena, proprio come due anni prima dopo che davvero aveva dato un taglio netto al passato. Sembrava che nulla fosse cambiato: indossava le ciabatte infradito l’unica alternativa a suola bassa che aveva il lasciapassare nella scarpiera popolata di tacchi alti, il suo sorriso in pubblico sempre smagliante, il suo fisico anche se con due anni in più, in forma senza stress. Eppure tutto era cambiato.
Scendendo dall’auto notò con sorpresa che il parcheggio del supermercato era più popolato di quello che si sarebbe aspettata: non era l’unica a ricordarsi le cose all’ultimo momento. Si sistemò i suoi enormi occhiali da sole in viso, mentre si accertava che la chiusura centralizzata avesse fatto il suo dovere, dato che ultimamente ogni tanto non scattava in modo appropriato. Comunque, il meccanico poteva aspettare.
Iniziò a camminare verso l’entrata principale dell’ipermercato, quando li vide uscire dalle porte automatiche. Per un istante le mancò il fiato. Lui rideva e teneva per mano la donna accanto a lui, con quel ciuffo nero un po’ ribelle che cadeva di fronte agli occhi e che Crystal aveva accarezzato tante volte. La donna accanto a lui sfoggiava un “finto” viso corrucciato probabilmente per una delle battute che a lui venivano così bene: facevano arrabbiare e sorridere allo stesso tempo.
Crystal rimase ipnotizzata dalla scena mentre nella sua testa flashback del passato, affioravano sempre più vividi. Li rivide tutti. Come era iniziata, le mille promesse fatte, i “non amo lei come amo te”, la gelosia di lui e la sua festa di compleanno celebrata due volte, una con quelli della vita ufficiale e una con quelli dell’altra vita.
Si, perché lei era sempre stata quella dell’altra vita. Quella che vive nell’ombra, quella che aspetta, quella che spera perché pensa che non sia il solito cliché, che lui la lascerà davvero prima o poi. Ripensò ai pianti, allo strazio di quelle mille promesse infrante, alle bugie che lei aveva raccontato a sé stessa… Ad un tratto le venne da ridere al pensare che qualche anno prima era una di quelle donne totalmente ferree sull’argomento “amante” e che liquidava le donne che si trovavano in quella posizione, come delle stupide sgualdrine: perché non potevano andare a cercarsene uno libero?
Che ironia la vita… era diventata proprio una di quelle donne che tanto aveva criticato. Avrebbe potuto addurre come scusa il fatto che quando era iniziata, lei non sapeva che lui stesse già con un’altra. Era la pura e semplice verità, eppure sapeva in cuor suo che se anche lo avesse saputo, probabilmente sarebbe andata avanti lo stesso. Il senso di colpa che aveva provato infinite volte ormai si era trasformato nella consapevolezza che le cose nella vita sono davvero una continua sorpresa. Aveva di fatto recitato alla perfezione il copione dell’amante e con determinazione declamato le fatidiche frasi “voi non capite… la nostra storia è diversa, non è la solita cosa che lui viene a letto con me senza lasciare lei… E’ complicato, noi ci amiamo davvero… Io lo capisco in un modo come se ci conoscessimo da sempre!”.
Ripensò alla convinzione che aveva avuto nel recitare quel ruolo, nel difenderlo, nel convincere gli altri che la loro storia era unica e speciale. Ora riusciva a vedere la preoccupazione di chi le era stato vicino in quei due anni e mezzo di pura follia, in cui passava giornate intere a casa a piangere fino a non avere più energie in corpo. Riusciva a capire lo sguardo di impotenza degli amici che l’avevano tenuta fra le braccia dopo l’ennesimo dramma. Ripensò alle infinite volte in cui aveva deciso di lasciarlo definitivamente, e alle altrettante infinite volte in cui la sua risoluzione era stata spazzata via da un suo tornare alla carica, da una telefonata nel cuore della notte, da uno sguardo irresistibile, dal suo modo di emozionarla. Ora che era di nuovo onesta con sé stessa, si rendeva conto che quella alchimia che aveva provato con lui, avrebbe potuto scattare con tante persone in diversi momenti, ma che non necessariamente avrebbe dovuto essere vissuta fino in fondo.
Grazie al cielo vicino a lei, non c’era stato nessuno che aveva ridotto banalmente l’equazione a “lui è lo stronzo- tu sei la troia- l’altra è la cornuta”. Chi le stava vicino voleva solo una cosa, che lei tornasse ad ascoltare la sua saggezza.
Dopotutto indirettamente anche gli amici di Crystal erano quelli dell’altra vita, quelli che stanno nell’ombra, quelli che sono indiretti testimoni delle contraddizioni dell’animo umano, da cui tutti possiamo essere tentati nella vita. Forse la persona per cui era stato più difficile era sua sorella. Quante volte era arrivata in suo soccorso, quante litigate… quanti momenti di esasperazione dopo averla vista distrutta, in cui le aveva gridato che quella non era la Crystal che conosceva, che lei era meglio di così.
Se a sedici anni le avessero fatto una previsione del suo futuro, non ci avrebbe mai creduto. Era certa che si sarebbe spostata giovane e avrebbe avuto dei figli, della serie e vissero felici e contenti. Ma nonostante tutto si sentì sollevata che la sua vita avesse avuto una virata così inattesa… si, era stato insopportabile il dolore che aveva provato, ma quanto aveva imparato! Nessuna scuola al mondo le avrebbe potuto insegnare quello che lei aveva imparato sulle contraddizioni intrinseche dell’animo umano come quello che aveva vissuto sulla sua pelle.
Le venne in mente quella sera in cui si erano rivisti dopo che lei lo aveva lasciato per l’ennesima volta. Il destino sembrava non aiutarla granché perché si erano ritrovati in un locale che lui non frequentava solitamente. Se rivedeva da fuori la scena, le sembrava una produzione sudamericana di una telenovela a basso budget. Ora quell’esasperante ossessione di vederlo le sembrava assurda! Eppure viverla da dentro era stato davvero tutto un altro paio di maniche!
Poi un click, in una mattina di luglio di due anni prima, era scattato. Quel luglio lontanissimo di due anni fa, si era alzata dal letto una mattina come tante. L’aveva guardato ancora addormentato accanto a lei e per la prima volta aveva pensato a lui come a qualcuno del suo passato. Come si pensa a qualcuno con cui si è condiviso qualcosa di importante che è stato… ma non è più.
Le risuonavano alcune parole nella testa… “sei una donna migliore di così, sei più libera di così, meritiamo entrambi di meglio, è tempo di altro… è ora di evolvere…”
Ripensò allo sguardo un po’ perplesso di lui, quando rimase sconcertato da quella dichiarazione inaspettata di voler chiudere perché questa volta lei era quasi irriconoscibile. Non c’era traccia di amarezza o rabbia nelle sue parole, non gli stava chiedendo di scegliere, non fece nessuna recriminazione. Lei lo guardò dritto negli occhi e disse solo con una serenità inquietante tanta era la forza e la fermezza che emanava in quel momento: “E’ finita. Tu devi stare con lei. Io voglio un’altra vita. E’ davvero finita, è il momento di andare avanti… avanti davvero”.
Fu strano perché lui fece ancora i soliti tentativi di riconquistarla, ma non avevano più presa né effetto su di lei. Le scivolavano addosso come acqua corrente che scorre via. Era come se davvero qualcosa si fosse interrotto, senza possibilità alcuna di tornare indietro. Quello era stato il momento. Il giorno stesso, lei andò dal parrucchiere e mentre le ciocche dei suoi lunghi capelli cadevano a terra, lei salutò quei due anni e mezzo appena trascorsi lasciando andare quello che era stato.
I flash del passato si fermarono mentre lei lì guardò ancora una volta mentre camminavano nel parcheggio dell’ipermercato. Le venne istintivo accarezzarsi i capelli che erano ricresciuti… erano così leggeri adesso… Per la prima volta da quando tutto era finito sentì una profonda gratitudine per come era andata. Non lo avrebbe mai creduto possibile.
Mentre guardava la sua antica rivale allontanarsi, si chiese se avesse finto per tutto il tempo di non sapere nulla o se davvero non ne fosse mai stata consapevole, e provò qualcosa che non aveva mai provato in tutto quel tempo. Si rese conto che non avrebbe scambiato la sua vita con quella della ex-rivale per nulla al mondo. Si ritrovò a ringraziare Dio, per averle permesso di staccarsi da lui, da quella vita.
Ora era certa che lui non fosse quello “giusto” per un semplice fatto. Al suo fianco Crystal si rese conto di essere stata spesso solo un’ombra di quella che poteva essere. Lei non si sentiva “giusta”. Provò un senso di gratitudine per la sua ex-rivale e le augurò con tutto il cuore felicità con lui… perché in fondo, era convinta che in qualche modo lei sapesse e avesse comunque scelto di stare accanto a lui, nel bene e nel male… sapendo che probabilmente ci sarebbero sempre stati altre… quelle dell’altra vita. Anche questo in fondo richiedeva coraggio. Per la prima volta pensò a lei non come a una rivale ma piuttosto a una compagna di strada con cui aveva avuto condiviso qualcosa di potente… l’amore per lo stesso uomo… un uomo imperfetto ma che a modo suo aveva regalato a entrambe dei momenti magici.
Crystal si immerse per un attimo ancora nell’intensità di quel momento. Poi si girò e camminò verso l’entrata dell’ipermercato. Il suo telefono squillò, sul display apparve la foto di sua sorella:
- Pronto Crystal? –
- Ciao tesoro, c’è qualcos’altro da prendere oltre al riso? – rispose Crystal ridestandosi improvvisamente da quello stato ipnotico.
- Sì, ci siamo dimenticati il rum per il mojito, ci pensi tu? – Le disse sua sorella.
- D’accordo lo prendo io! – Dall’altra parte sua sorella continuò con tono complice e malizioso:
- … Alla festa domani ci sarà anche Diego, quel mio amico di cui ti avevo parlato… –
- Hey sorella, non è che stai cercando di trovarmi di nuovo un fidanzato vero? –
Crystal sentì dall’altra parte sua sorella che rideva… risero entrambe. Poi lei si zittì per un istante: aveva quell’esitazione che Crystal aveva imparato a riconoscere nel tempo… quella di quando si vergognava a dirle qualcosa ma lo voleva fare ugualmente. Ad un tratto dall’altro capo del telefono sua sorella disse:
- Ti ho già detto che ti voglio bene? –
Crystal rise, e sentì il cuore scaldarsi.
- Ti voglio bene anch’io… a domani. –
Chiuse la telefonata, pagò il riso e il rum. Uscì dal supermercato e salì in auto. Le casse dell’auto suonavano canzoni che tante volte l’avevano fatta piangere di malinconia, ma che oggi la facevano sentire libera e felice come non avrebbe mai osato sperare. La festa di ferragosto si avvicinava… chissà di che colore aveva i capelli quel Diego…
Meraviglioso Chiara! letto tutto d’un fiato! hai ragione: questo racconto mi ha detto più di 100 discorsi! GRAZIE!!!! (bellissima questa nuova rubrica del tuo blog. possiamo mandare i racconti della nostra vita? come funziona?))
@Felicita: Ciao Felicità, sono molto felice che ti sia piaciuto. In realtà questa di “RACCONTI DI DONNE” è un’idea che avevo avuto anni fa e che ho rispolverato recentemente. Quindi per ora ripubblicherò tutti i racconti che avevo scritto, ma in un secondo momento credo che sarebbe interessante lasciare anche alcuni racconti a voi. O magari sarebbe interessante che nei commenti mettiate i vostri spunti sui quali poi nel momento di ispirazione giusto, potrei costruire un racconto che dica più di 100 discorsi, e che dia una nuova chiave di lettura a quell’evento. Che ne dici? Ti piace l’idea?
Ciao Chiara, mi chiamo Luciano, sono capitato sul tuo blog per caso, sempre che il caso esista, in cerca di un’ispirazione, di una frase. dopo aver scritto una cronistoria per augurare il buon compleanno ad un’amica, della quale è rimasta molto entusiasta, ho pensato di cogliere questo attimo per scriverne delle altre e farne una raccolta. Leggendo il tuo racconto mi accorgo che descrivere momenti è una pratica fattibile, in verità, presuntuosamnete ho creduto che la mia idea fosse originale, ma poco importa se non lo è, anzi, il fatto che altre persone scrivano brevi racconti anzichè cimentarsi in imprese come il solito libro, mi incoraggia a perseguire questa idea. IL tuo racconto mi permette di scrutare ed avvicinarmi al mondo femminile, di intraprendere un viaggio da uomo tra e nelle emozioni delle donne, quindi, grazie per aver messo a disposizione pubblicamente queste letture. Buona giornata.
@Luciano: Ciao Luciano! benvenuto nel mio sito. Trovo che la tua idea sia bellissima. Davvero. E poco importa che non sia “originale”. Alla fine se ci pensi non c’è davvero nulla di nuovo sotto il sole, eppure possiamo trovare sempre nuovi modi per dire cose simili ma con uno stile unico. Io adoro i racconti brevi e ci sono alcuni autori sudamericani tipo Luis Sepulveda e Mario Benedetti che ne hanno fatto la loro forma primaria di scrittura. Secondo me sono assolutamente da leggere. Sentiti libero di lasciare il link ai tuoi racconti qui sotto con un commento quando saranno online, così magari altre persone potranno trovarti. Che altro dirti? Ah si: consiglio da scrittrice a scrittore. Se inizi a scrivere tanto, c’è un software creato proprio e solo per scrittori che si chiama Scrivener. Te lo consiglio caldamente! Io ormai uso solo quello per tutto quello che scrivo. Lo adoro (giuro non ho la provvigione sulle vendite!!! Ne sono solo entusiasta). Buona scrittura… non smettere mai di esplorare questo amore per le parole… è fantastico! A presto