Una delle frasi che mi è rimasta più impressa del libro “The prosperous coach” è la dedica iniziale che Rich Litvin fa a suo padre:
Dedico questo libro a mio padre. Mi hai insegnato a credere alla metà di quello vedo e a niente di quello che ascolto. Non hai idea di che dono sia stato per me come coach.”
Cinico e disincatato? Direi piuttosto saggio e lucido, perché vedere il mondo attraverso uno sguardo che va oltre ciò che si vede in un primo impatto o ciò che si ascolta solo con le orecchie è davvero un dono inestimabile, non solo nel lavoro, ma in tutti gli ambiti della vita.
NON CREDERE A (TUTTO) CIO’ CHE ASCOLTI DAI TUOI CLIENTI
Ascoltare i nostri clienti è la chiave numero uno per poter fornire loro un servizio di alta qualità. Ma ascoltare i nostri clienti, significa molto di più che prendere alla lettera tutto quello che ci raccontano.

Pupazzetto con le braccia al cielo e un’espressione scontenta
Sapete cosa accade di solito durante una delle prime sessione di coaching? Il cliente arriva ed è agitato. La sua vita spesso gli sembra un mezzo disastro. Ascoltando sole le sue parole potreste evincere che la sua famiglia sia una sorta di gabbia di matti, che nessuno lo comprenda, che il suo ambiente di lavoro faccia acqua da tutte le parti e che lui o lei non sia stato in grado di fare un granché nella vita.
Eppure, se si ascolta oltre le parole si comprende che quello che sta davvero comunicando la persona di fronte a noi è la sua frustrazione del momento.
Quello che davvero ci sta mostrando è la sua agitazione, la stessa agitazione che abbiamo noi quando dal nulla la nostra vita ci sembra uno schifo. La stessa agitazione che abbiamo quando guardando le persone a cui vogliamo bene, proviamo un senso di fastidio che come per incanto qualche istante dopo svanisce.
I nostri clienti hanno sì bisogno di essere ascoltati, ma da uno spazio di lucidità. Hanno bisogno di qualcuno che non prenda sul serio tutto quello che dicono, specialmente se sono agitati. Hanno bisogno di qualcuno che possa comprendere lo sfogo del momento, e che poi aiuti loro a vedere che spesso basta spostare di poco lo sguardo per avere una prospettiva molto diversa su ogni cosa.
Questo è il primo grande dono che come coach professionisti (e in qualsiasi lavoro) possiamo fare ai nostri clienti.
NON CREDERE A (TUTTO) CIO’ CHE DICE IL TUO PARTNER
Qui le cose iniziano a surriscaldarsi e spesso le persone diventano dannatamente permalose e insicure. Se il loro partner un giorno dichiara “di avere bisogno di spazio”, ecco che partono nella testa scenari apocalittici in cui il proprio valore, la propria sicurezza e autostima sono messe pericolosamente in discussione.
Quando le persone sono spaventate o agitate, tendono a dire o fare cose che hanno più a che fare con il levarsi di torno la sensazione orribile che stanno sentendo, più che levarsi di torno voi.
Cosa significa allora non credere a tutto quello che dice il nostro partner in tal senso? Significa rendersi conto che se togliamo tutto il “dramma” dai momenti di confusione altrui e li vediamo per quello che sono, ovvero momenti in cui le acque delle mente si agitano, e smettiamo di metterci sopra congetture e analisi senza fine, ad un certo punto le cose si sbloccano e le persone capiscono cosa devono fare.
Smettere di prendere sul serio tutto quello che il nostro partner ci dice, specialmente in momenti di confusione, è un grande dono e ci libera dalla pressione eccessiva.

occhi in primo piano aperti e sorpresi
Dà il permesso a chi ci sta di fronte di potersi “spaventare” senza che questo sia un dramma esistenziale.
E mostra a noi che la maggior parte delle cose che diciamo in momenti di agitazione, non hanno poi così tanto valore. Perché quando qualcosa ha valore, nel momento in cui saremo calmi, lo affronteremo, qualunque sia il risultato finale verso cui questo ci conduce.
Credere alla metà di quello che si vede e a (poco) di quello che si sente, ci porta ad ascoltare a un livello più profondo e a guardare la vita con occhi che vedono oltre le apparenze.
Buon lunedì a tutti dalla vostra coach,
Chiara
PS: Ti è piaciuto il post di oggi? Ho appena registrato anche un podcast di approfondimento che pubblicherò lunedì qui sul blog. Rimani sintonizzato/a…
Grazie Chiara. Ho pensato subito all’acqua agitata del ruscello: quando si calma ridiventa trasparente. L’agitazione amplifica stati d’animo e visioni. I tuoi saggi post mi danno coraggio e sono lampi di intuizione.
Grazie ancora.
Marta
@Marta: Prego Marta! Benvenuta qui nel blog. Tutti noi siamo in grado di riconoscere la lucidità, perché quando ne siamo a contatto qualcosa di profondo risuona dentro di noi, ed è come se scattasse quella sensazione che ci fa sentire “a casa”. Non è bello sapere che puoi essere sempre più in pace, saggia e al sicuro nella tua vita a prescindere da quello che affronterai? Non è bello sapere che persino l’acqua più agitata, prima o poi torna ad essere trasparente, perché è la sua natura esserlo? Un abbraccio grande e torna a trovarmi!
Grazie Chiara, leggerti è sempre bello e utile.
Smettere di prende troppo sul serio la propria agitazione e quella degli altri è davvero un passo importante.
Pian piano si impara….
@Daniela: Ciao Daniela! E’ sempre bello avere feedback da voi sai? Quindi grazie per aver commentato. Sono d’accordo con te… pian piano si impara. Un abbraccio e a prestissimo! Ps: la prossima edizione del corso per donne sarà a Novembre! Prima ho altri impegni quindi abbiamo dovuto spostare la data di giugno! Ti tengo aggiornata!
Grazie Chiara, ma come faccio a distinguere la metà da salvare da quella da buttare?
Io nella maggior parte dei casi credo a tutto e ciò mi fa vivere in costante agitazione!
Grazie ancora.
Michela
@Michela: Buon venerdì Michela e benvenuta nel blog! La tua è una domanda MOLTO sensata! Prima di tutto renditi conto che quando sei tu in costante agitazione è già quello un segnale che hai bisogno di “rallentare”. Hai presente quando l’auto va su di giri? Come ben sai, è intuile se non deleterio per l’auto continuare a spingere sull’accelleratore quando il motore è su di giri: buona cosa invece è rallentare o “cambiare marcia”. Io penso che tu abbia bisogno di entrambe le cose: rallentare e cambiare marcia. Quando la tua sensazione è “scadente” è un segnale che in quel momento sei troppo presa in quello che pensi nella tua testa e che quindi non è affatto saggio prenderti troppo sul serio. Ti consiglio di cuore la lettura del libro “QUALCUNO AVREBBE DOVUTO DIRTELO” di Jack Pransky edizioni errekappa. E poi quest’anno farò un paio di eventi brevi per donne, e credimi ti farebbero un gran bene! Un abbraccio
Bellissima frase che però fu scritta la prima volta nel 1845 da Edgar Allen POE
Salve Robert, grazie per la specifica. A presto.