Adoro un certo di abitudini: quelle che sanno di rituale e in particolare quelle che mi permettono in poco tempo di sentirmi “a casa” ovunque io sia.
Se per esempio entro in locale da sola per la prima volta, il mio scopo finale è quello di trasformare quel posto in un luogo in cui mi sento a casa. Un posto dove le persone sanno come mi chiamo e mi salutano con il sorriso quando entro.

Chiara e Sara Grandin in un locale di Madrid, maggio 2011
Questa abitudine di approcciarmi ai luoghi con l’intenzione di sentirmici a casa, è nata nel maggio del 2011 con mia sorella Sara mentre eravamo a Madrid. Siamo sempre state un duo abbastanza esplosivo insieme, ma quell’anno fu come se avessimo una buona stella a guidare ogni nostro passo: ci sentivamo invincibili.
L’ultima sera mentre eravamo a cena, delineammo un po’ per scherzo, un po’ sul serio la “tattica definitiva per espugnare – e far nostro – un locale da ballo”. Già solo aver coniato quel titolo ci fece piegare sul tavolo dal ridere, tanto che una coppia di argentini sulla sessantina, seduti nel tavolo accanto al nostro divertiti dal nostro divertimento, presero parte alla conversazione.
LE 4 FASI DELLA TATTICA DEFINITIVA PER ESPUGNARE UN LOCALE
La nostra tattica teorica consisteva in 4 fasi:
- Stabilire una connessione con i buttafuori.
- Stabilire una connessione con i baristi.
- Stabilire una connessione con i ballerini che lavorano al locale.
- Stabilire una connessione con il deejay.
Una volta raggiunta la postazione del deejay il locale avrebbe potuto dirsi ESPUGNATO!

Puerta del Sol, Madrid di notte
Avemmo modo di constatare che la coppia di argentini trovò particolarmente funzionale la nostra “tattica definitiva di espugnazione di un locale”. Ripensando agli anni della loro giovinezza a Buenos Aires, ci dissero che, in fin dei conti, funzionava così anche allora (guardandoci anche con la tenerezza di chi vede qualcuno scoprire l’acqua calda).
Armate della nostra straordinaria scoperta, ci dirigemmo al locale e in men che non si dica facemmo amicizia con i buttafuori, i baristi, i ballerini e le ballerine e il deejay, mettendo da parte tutte le nostre remore nel fare brutte figure o sembrare strane.
Il risultato alla fine della serata fu sorprendente. Talmente sorprendente che il “jefe” (il capo) del locale fece una sonora lavata di capo a tutto lo staff dell’animazione per averci dedicato troppo tempo durante la serata.
Al di là delle risate che Sara ed io ci facemmo a riguardo, quella notte imparammo due cose fondamentali:
- Puoi far diventare “casa tua” qualunque luogo della terra se ti connetti alle persone.
- Quando ti lasci alle spalle la “paura di fare brutte figure” entri nel gioco della vita e te lo godi appieno.
Non so quale sia la tua “tattica definitiva per sentirti a tuo agio nel mondo”, ma so che se per te è importante scoprirla la troverai di certo, e so anche che cominciare con il connetterti alle persone a livello più diretto e profondo è un’ottimo inizio!
Buon weekend a tutti dalla vostra coach, che guarda e vive la vita con un pizzico di sana pazzia.
Chiara
Come ho potuto perdermi questo articolo fondamentale per la mia esistenza? Scherzi a parte, ripensando ai posti dove ho vissuto e che ho frequentato mi sono sempre sentita a casa, pensavo avesse a che fare con me stessa, con quel relax che sentivo dentro tutte le volte stando bene con me, dove fossi, e nel momento. In effetti è proprio questo che mi ha permesso di connettermi con le persone, vero? Grazie per rispondermi.
@Agnese: eh… ogni tanto le cose migliori ce le abbiamo sotto il naso e non ce ne accorgiamo ;). Penso che ogni volta che ci sentiamo a casa ci è facile connetterci con le persone e che quando ci connettiamo con le persone ci sentiamo a casa. Un circolo virtuoso insomma! Buon sabato cara