
Silvia Zuccarello ed io sul Canale della Giudecca, Venezia
E’ venerdì. Un venerdì oserei dire perfetto. Anniversario di matrimonio senza squilli di tromba o feste pompose. Un pranzetto veloce organizzato all’ultimo con cozze affogate in un sughetto delizioso. Un pomeriggio al mare dove ognuno fa quello che gli va, prendendosi i propri spazi. E quando torno a casa il top del top. La mia insostituibile amica Silvia e Alex, mio marito, stanno cenando seduti al tavolo della nostra cucina, ridendo e scherzando fra loro, senza ovviamente perdere l’occasione per prendermi in giro non appena varco la soglia di casa.
Dicevo, un venerdì perfetto. Ma non pensavo che dopo un venerdì perfetto, avrebbe fatto seguito un sabato da fuochi artificiali. Metaforicamente e letteralmente parlando. Silvia ci ricorda che il giorno dopo, il 15 luglio è la festa del Redentore, e ci invita con lei a Venezia.
Immediatamente dico sì. Poi le abitudini di pensiero nella mattinata di sabato hanno il sopravvento. La chiamo e disdico. Il motivo? Sono stanca, lo sono davvero. Poi devo sistemare la gatta. Inoltre avrei anche voglia di andare a ballare. Anche Alessandro e Agnese, un’amica che è ospite da noi, sono stanchi. Insomma, bisogna disdire.
A Silvia dispiace, ma grazie al cielo, abbiamo creato la nostra amicizia in un modo dove c’è poco spazio per sensi di colpa inutili e obblighi. Quindi so che mi capisce al volo. Riorganizzo il pomeriggio nel mio cervello. Mi vedo già in spiaggia a Jesolo a bermi un bel caffé e scrivere seduta in riva al mare. Perfetto.
Ho appena terminato di riorganizzare tutto quando Alex mi prende in disparte e mi dice che sa benissimo che il riorganizzare continuamente i piani fa parte del mio modo di essere, solo che non fa parte del suo. Vuole mantenere l’impegno preso a costo di andare con altri amici a Venezia e fare compagnia a Silvia.
Mi parte l’embolo. Capisco benissimo la prima parte del discorso e sono anche d’accordo. Ma quando poco fa abbiamo deciso di non andare eravamo tutti d’accordo. Senza contare che conosco Silvia come le mie tasche e lei conosce me come le sue, e tra noi questo modo di vivere gli impegni presi funziona in modo totalmente diverso. Sto per aprire bocca, ma mi rendo conto che qualunque cosa dirò o farò in questo momento, sarà pessima.
Non dico nulla. Prendo le chiavi esco e inizio a camminare. Anticipo l’idea di scrivere davanti a un caffé e mi siedo al Kiosko del mio paesello, in mezzo alle palme e agli ombrelloni di paglia, che mi mettono improvvisamente di buon umore. Trascorro una mezz’ora da sola e lascio che tutto si quieti. E quando sono quieta, chiamo in sequenza Silvia-Alex-di nuovo Silvia-di nuovo Alex.
Decisione finale? Si va a Venezia con l’autobus delle 17.23. Adesso cascasse il mondo, il piano non si cambia. Alla combriccola si aggiunge il nostro amico Fra’, e in men che non si dica, ci ritroviamo a Venezia in una giornata di sole e cielo terso SPETTACOLARE.
Dio, quanto sei bella Venezia! Attraversiamo la calle della Scuola Grande di San Rocco e imbocchiamo le piccole callette che sbucano in Campo San Tomà, dove Silvia ci aspetta con le sue scarpe nuove, i capelli al vento e un vestito nero che sembra cucito apposta per lei. E mentre la vedo da distante penso che sono più di 10 anni che non andavamo a Venezia insieme. 10 anni? Ma che diamine abbiamo fatto in questi 10 anni da non trovare il tempo per farci un giro insieme a Venezia?

Foto di gruppo in Campo San Tomà, Venezia.
Scatta il momento dell’immancabile foto di gruppo e poi aperitivo insieme nella splendida casa di cui siamo ospiti per una notte. Si ride, si scherza, si beve una birra con limone. Penso che era da sempre che volevo vedere Venezia da un diverso punto di vista e Silvia senza saperlo oggi ha avverato un mio sogno mentre guardo il ponte che brulica di vita proprio sotto la finestra del nostro appartamento, e penso che vorrei sedermi a cavalcioni e stare lì a scrivere per sempre.
Che bello mangiare in compagnia e chiacchierare di tutto e di niente. Sono le 21.10. I fuochi della festa del Redentore, inizieranno a brillare nel cielo alle 23.30 e Silvia propone due alternative per vederli: Sant’Elena o Zattere. Tutti siamo d’accordo su un punto, ovvero, evitare come la peste Piazza San Marco.
E a proposito di peste, mentre camminiamo in direzione delle Zattere, scopro da Silvia, l’equivalente in carne e ossa dell’enciclopedia, che è proprio grazie a un voto religioso per sfuggire alla peste che oggi festeggiamo il Redentore. Scopro che esiste un ponte fatto di barche che viene allestito sul Canale della Giudecca collegando Venezia all’isola della Giudecca, e che arriva proprio di fronte alla Chiesa del Redentore. Mi sento per un attimo grata di essere così ignorante.
Non perché amo l’ignoranza in sé, ma perché il sapere per la prima volta in 34 anni di questo ponte, mi provoca uno stupore immenso mentre alle 22.15 iniziamo ad attraversarlo. Sto camminando su una cosa che di solito non esiste! Sto solcando con gli amici il Canale della Giudecca a piedi, senza barca o Vaporetto.
Il mio stupore è alle stelle. Giro d’obbligo visitando la Chiesa del Redentore (quando mi ricapiterà di tornarci così non lo so). Desiderio di sfracellare i cellulari con i loro proprietari intenti solo a fare foto con suonerie a volume altissimo… Ok, è un giorno di festa. Ma siamo in una chiesa che diamine, un secondo di silenzio.
Esco con i nervi a fior di pelle e improvvisamente ho voglia di stare per conto mio. Sono stanca. E devo aspettare ancora un’ora prima che inizino i fuochi. Il mio pensiero è andato dalle stelle alle stalle. La gente che fino a un secondo prima mi dava un senso di festa, adesso la trovo insopportabile.
I miei amici che fino a un attimo prima adoravo, ora sono di troppo. Per fortuna so, che in questo momento non è il caso di prendermi troppo sul serio. Vaglio per un momento nella mia testa l’ipotesi di andarmene a dormire. Poi lascio che si depositi e decido di rivalutare l’idea non appena avremo trovato un posto dove vedere i fuochi.

fuochi d’artificio
La gente è piazzata già da un pezzo. Barche ovunque con veneziani doc e non, che banchettano. Musiche che si mescolano a odori e colori che provengono da ogni dove nella laguna.
Troviamo un posto dove collocarci e ci sediamo per terra in attesa. Silvia e Francesco vanno a bere qualcosa. Se riescono a tornare in tempo ci raggiungono altrimenti vedranno i fuochi da un altro punto. No problem.
Le banchine delle Zattere sono sempre più fitte di gente.
Ore 23.25. Primo botto di avvertimento. Tutti si alzano in piedi eccitati. Le barche iniziano a spegnere le musiche.
Ore 23.29. Le luci decorative di carta arancione, che collegano un lampione all’altro vengono spente. Anche la maggior parte delle barche spengono le luci.
Ore 23.30 lo spettacolo pirotecnico ha inizio tra urla di gioia e applausi e in alcuni momenti anche silenzio. Un silenzio colmo di ammirazione allo stato puro.
Trascorrono 30 minuti indimenticabili in cui ci sentiamo in qualche strano modo tutti collegati e penso che se la fine del mondo dovesse arrivare, sarei ben contenta di andarmene guardando questi maestosi fuochi.
Mi commuovo due volte. E’ troppo, troppo, troppo bello.
E’ mezzanotte. 3 botti finali annunciano la fine della Festa del Redentore 2017. Applausi. Gente estasiata che si sorride.
Cordialità tra perfetti sconosciuti che sboccia spontanea, a riprova del fatto che quando c’è bellezza dentro e fuori di noi, ci sentiamo tutti più vicini agli altri esseri umani.
Il ritorno in appartamento è veloce e senza intoppi. Conoscere Venezia in tali occasioni è davvero una fortuna. Il nostro gruppo si riunisce con risate e condivisioni. Poi arriva l’ora di dormire.
E mentre mi addormento da sola sul divano, guardo fuori e penso che se Alex non si fosse “imposto” non ci sarebbe stato nulla di tutto ciò. E gli sono profondamente grata.
Un altra giornata è finita. E’ stato un sabato più che perfetto. E’ stato un sabato indimenticabile.
Chiara. Siempre.
Impagabile il senso di libertà che vive dentro di te e con le persone che ami! Questo tuo permetterti di passare da uno stato d’animo all’altro senza rimproverarti e senza temere i giudizi altrui. Bellissimo Chiara! Grazie per insegnarci che è possibile!
Rimango sempre incantata dagli imprevisti della vita. Mica sono sempre brutti? Come direbbe Alessandro: Avevamo un piano perfetto, poi la vita è accaduta”. E anche meglio. Grazie
Sono stata felice di leggere la tua bella esperienza, io credo che nella vita sia importante concederci la possibilità di cambiare idea, anche più volte dandoci la possibilità di vivere il flusso degli eventi, prendendoci la responsabilità delle decisioni prese mantenendo la consapevolezza ed il contatto con le emozioni.
Un saluto ad Alessandro
Ne sono lieta ragazze! Benvenuta a @Marta: ti saluterò sicuramente Alessandro e spero tornerai a trovarmi qui sul blog e perché no? Magari vederti a uno dei prossimi corsi per donne! Ciao cara!
Finito ora di leggere questo post tutto d’un fiato..
Avevo iniziato oggi in pausa pranzo e ho avuto per tutto il pomeriggio la curiosità ed il desiderio di finirlo, di sapere cosa sarebbe successo perchè l’argomento mi interessa tantissimo e soprattutto mi rispecchio molto in quello che hai scritto.
Immediatamente ho ripensato a tutte le volte che in passato (un passato neanche troppo lontano) non avendo assolutamente “la saggezza del non prendermi subito sul serio e del non prendere subito tutto di petto” ho forse sprecato occasioni o rovinato momenti senza darmi la possibilità di vedere come sarebbe potuta andare la sareta, il pomeriggio, il tempo da vivere in generale.
In effetti essere legata a continue pianficazioni e fili conduttori non sempre ci fa bene e a volte ci rende “schiavi” due volte: mentre facciamo i piani che molto probabilmente ci porranno in una sorta di gabbia mentale e quando questi cambieranno improvvisamente e dovremo sforzarci per trovare un piano b, una soluzione alternativa.
E invece quanto sarebbe più semplice ed interessante concederci il lusso di poter cambiare la nostra idea, piano, programma liberamente, di accogliere a braccia aperte (ma soprattutto a mente aperta) le proposte, idee, inviti di chi abbiamo intorno, siano amici, sia il partner, siano colleghi o conoscenti…
E’ proprio vero che a volte per stupirci può bastare solo cambiare prospettiva e vedere le cose con occhi diversi a mente sgombra.
Mi fai sorridere e mi sento molto vicina a te Chiara quando dici che la compagnia che un attimo prima era perfetta ora è di troppo, a me ultimamente succede molto spesso ed in quei momenti sento che potrebbe attivarsi la sequenza “odio tutti/basta chiudo i rapporti/cancello tutti dai social/ col cavolo che avranno più la mia amiciza ed il mio tempo”. Per fortuna subito dopo la parte saggia di me (se esiste davvero) mi fa vedere il tutto da un’altra prpospettiva e mi permette di farmi una risata a proposito del pensiero appena fatto… certo a volte ci vuole un po’ prima che accada ciò, a volte giorni….
E quindi forse è tutto un equilibrio tra l’avere pazienza nel non agire subito seguendo il primo pensiero che ci viene in mente e la leggerezza di andare e prendere in considerazione un’altra idea senza troppi “se e troppi ma”…. bah.. forse si…
Comunque grazie di questo post, ciao a tutti
@Federica: Direi Federica che non ho altro da aggiungere. E’ stato davvero piacevole leggerti e sono molto contenta che il post ti sia stato utile! A presto cara