Nella vasta gamma di tutto quello che possiamo sperimentare in questa vita esiste un’emozione che per molti poeti, scrittori, cantautori e romantici di ogni tempo, è stata terreno fertile nella produzione di opere d’arte. Questa emozione si chiama tristezza.
La tristezza la sentiamo dopo aver perduto qualcosa di bello. La sentiamo quando abbiamo la sensazione che “qualcosa che avrebbe potuto essere, non diventerà mai”. La sentiamo quando sappiamo che è il momento di chiudere una fase di vita, una relazione, un progetto e non tanto perché ci va di farlo, ma perché sentiamo che tenere aperto sarebbe una forzatura e che non basta la forza di volontà per mantenere vive certe situazioni.

Persona rannicchiata.
Sentiamo tristezza quando ci rendiamo conto che qualcosa su cui avevamo investito le nostre energie, non sta portando a niente e capiamo di dover prendere un cammino differente da quello che stavamo percorrendo.
Di solito dopo la tristezza sentiamo anche stanchezza, quella stanchezza che emerge quando dobbiamo ammettere prima di tutto a noi stessi che qualcosa è finito.
Ne parlavo proprio ieri al telefono con la mia amica Veronica, mentre ero seduta al parco. Ieri eravamo entrambe tristi. La nostra non era una tristezza inconsolabile, quanto piuttosto una tristezza lucida. Di quella che senti quando vedi che i giochi sono fatti e che quel cancello dietro di te si sta chiudendo, solo che il tuo sguardo non è ancora pronto per volgersi allo sterminato orizzonte. Il tuo sguardo è ancora rivolto alle tue spalle ad osservare quel cancello che millimetro dopo millimetro si sta serrando sempre di più, e tu sai che è così che deve essere.
Eppure sentire tristezza, non è sbagliato. Non è un male. Non è neppure pericoloso. Neppure piangere perché la si sente è sbagliato. A volte la tristezza è l’unica cosa giusta a cui dare spazio per lasciare che la stanchezza accumulata possa riposare, senza rendere la cosa più tragica di quel che è.
Come dice la mia amica Veronica:
…lo so che starò di nuovo bene, ma so anche che ora voglio sentirla questa tristezza, perché è il mio modo per dare valore a quello che è stato, celebrarlo e riconoscerne l’importanza a prescindere da tutto”.
Allora mi viene da dire che la tristezza altro non è che un riconoscere dentro di noi qualcosa che è stato importante.
Domani ci alzeremo e saremo in grado di guardare oltre. Domani.
Oggi puoi essere triste. Puoi lasciarti ispirare dalla tristezza, perché la tristezza non è un male, è un segnale che hai vissuto qualcosa di meraviglioso.
Domani probabilmente sarai in grado di ricordarlo con una luce diversa negli occhi. Quella luce di chi ha vissuto, di chi ha fatto esperienza, di chi non ha paura di aprire una volta ancora le porte del proprio animo. Quella luce di chi non ha paura di quel che sente, perché sa che qualunque emozione e pensiero, inclusa la tristezza, arriva e poi passa.
Non avere paura di quello che senti. Non è sbagliato. Domani sentirai qualcosa di nuovo, perché è così che funzioni. Perché è così che funzioniamo tutti. Oggi senti quel che senti, senza paura, senza sconti. Forse sarà intenso, ma credimi quando ti dico che non è pericoloso.
Un abbraccio dalla tua life coach,
Chiara
Grazie. sono le parole che mi fa sempre bene leggere….