DATA: 1 dicembre 2017 ore 23.25
Tragitto: Musile di Piave – Mestre.
Mezzo di trasporto: automobile di Giulia.
Passeggeri: Clara (io) e Alex. Giulia alla guida.
Partire è un po’ come morire.
Non credevo che saremmo davvero partiti per questo viaggio. Abbiamo prenotato i biglietti per Fuerteventura a maggio, così, più per gioco che per reale convinzione. L’idea era come sempre nata dal nulla: intanto compriamo i biglietti aerei, poi se abbiamo ancora voglia di usarli, se siamo messi bene con il lavoro, se possiamo assentarci per tanto, insomma se tutti i “se” troveranno la giusta collocazione, partiamo. Altrimenti stiamo a casa.
Eppure quando siamo tornati da Madrid un mese fa ho pensato:
“…no cavolo, non ho voglia di andare via. Sono stanca, voglio stramazzare sul divano e non fare nulla a dicembre”.
Mentre carico lo zaino nella macchina di Giulia penso che ho freddo e sonno e ci aspettano le solite 82 ore di scomodità che solo io sono in grado di organizzare quando si parte per un viaggio. Il prossimo anno, giuro, vado in Spa.
Comunque dicevo, non credevo saremmo davvero partiti. Abbiamo deciso solo due settimane fa, quando nonostante la zero voglia di organizzare il viaggio ho aperto il mio account airbnb e mi sono decisa a prenotare gli alloggi. Uno al centro a Caleta de Fuste. Uno al sud, a Costa Calma. Uno al nord a Corralejo. Poi abbiamo prenotato l’auto a noleggio per gli otto giorni centrali. Insomma non staremo fermi un attimo… oddio che ansia, non so se ce la faccio.
Uno crede che quando si parte per le ferie, bisognerebbe sprizzare gioia da tutti i pori. Io non ho mai sprizzato gioia il giorno pre-partenza. Al contrario ho sempre vagliato seriamente la possibilità di tirarmi indietro e mandare tutto all’aria. Il motivo? Semplice.
A me la mia zona di comfort piace. Mi piace sapere dove vado, chi incontro, che esperienze vivrò: le incognite non sono il mio forte. Eppure allo stesso dannato tempo, ho questo sottofondo di pazzia e di avventura che mi spinge a vedere cose diverse, solo per poterle trasformare in “piacevoli abitudini” come direbbe la mia amica Silvia.
Le persone spesso credono che io sia una persona avventurosa. Si sbagliano: io vado in esplorazione solo per poter trasformare il luogo esplorato in qualcosa che sento come “casa”. La novità in sé e per sé non mi attrae.

Da sinistra. Alex, Giulia e Clara (io). Che freddo!
Scendiamo nel parcheggio sotto casa con Giulia, che si è offerta di accompagnarci rinunciando al suo venerdì sera per trascorrerlo con noi. La macchina va in moto e io guardo l’ora: sono le 23.25. Destinazione Mestre Ferrovia.
Dato che il nostro aereo superlowcost parte domani da Bergamo alle 6.55 ci sembrava davvero troppo scomodare amici o parenti per accompagnarci nel cuore della notte a Orio Al Serio.
Scartate le opzioni ferroviarie che prevedevano 800 cambi e 9 ore di attesa in aereoporto optiamo per l’autobus che parte alle 00.30 da Mestre e va diretto all’aeroporto di Bergamo. E siccome per certe cose Alex ed io siamo totalmente ignoranti, prenotiamo con Flixbus.
Alla notizia gli amici si scatenano in commenti divertiti e canzonatori prospettandoci un viaggio di 4 ore dove avremo, a loro detta, trovato almeno 14 badanti russe con 16 teglie di pasticcio, musica battuta ucraina a fondo bus, e un bagno che “dio te lo raccomando”.
Nonostante la prospettiva di non dormire mi inquieta (toglietemi tutto, ma non la fase REM), mi diverte sempre pensare che incontrerò persone molto diverse da quelle che frequento di solito, persino eccentriche. In qualche strano modo che solo io mi spiego, mi è venuta voglia di fare l’esperienza FLIXBUS.
Arriviamo a Mestre Ferrovia e Giulia accosta l’auto vicino al marciapiede.
Scarichiamo i bagagli e abbracciamo Giulia e in cuor nostro speriamo che possa trovare un aereo low-cost e raggiungerci a Fuerteventura la prossima settimana. E’ una di quelle idee che escono per caso, ma che improvvisamente hanno senso, e per noi averla lì a condividere questo strano viaggio, sarebbe perfetto.
– Tenetemi aggiornata sul viaggio Flixbus, voglio le foto!-
Questa è l’ultima cosa che dice Giulia ghignando divertita. Poi ci guarda per un istante con l’occhio complice di chi si sente parte del viaggio.
Sale in auto e la vediamo svoltare, mentre Alex ed io, raccattiamo i nostri bagagli e cerchiamo di capire come passare la prossima mezz’ora. In questo momento sento particolarmente vero il detto “partire è un po’ come morire”…
Sono le 23.55 in strada non c’è un cane e fa un freddo cane. L’autobus parte tra 35 eterni e lunghissimi minuti… e io francamente non so se reggo questo freddo gelido che mi sta già entrando nelle ossa… sarà una lunga, lunghissima attesa…
(… Continua nel GIORNO 1…).
Chiara. Siempreclara.
Wau!!! Quanto è coinvolgente questo racconto!!! Non vedo l’ora di leggere il seguito! !!! ?
Mi hai fatto morire dal ridere con questa parte zero del racconto.. sembro io in fase pre e partenza! Mitica! Ma soprattutto “io vado in esplorazione solo per poter trasformare il luogo esplorato in qualcosa che sento come casa” è troppo bella.. e vera, x me. Brava.
@Felicità: ma che bello! a me sta entusiasmando un sacco scriverlo! Mi è sembrato di stare via mesi e ho tantissimo da condividere… oggi e domani scrivo. Un abbraccio
@Ilaria: che bello ritrovarti qui nel blog. Abbiamo iniziato dal blog di Donna Moderna, e ora continuiamo in mille modi diversi! Fantastico!
Buone feste ragazze! Un abbraccio