DATA: 5 dicembre 2017
TAPPE: Las Salinas, Costa Calma
MEZZI di TRASPORTO: Auto e a piedi
PRESENTI ALL’APPELLO: Clara, Alex, Le signore del bar, la sorella di Carol
MI ERO SCORDATA QUANTO MI PIACESSE VIAGGIARE
Non è un grande mistero che mi piacciano alla follia alcune cose. Non è un grande mistero per nessuno, nemmeno per te se mi leggi da un po’ di tempo almeno, che se posso viaggiare la mia meta è Madrid.
Quando amo visceralmente qualcosa o qualcuno, non mi interessa quanto altro ci sia nel mondo, faccio sempre ritorno a ciò che amo già. Eppure questa mattina mentre Alex guida pequenita verso Costa Calma, mi sento euforica. Canto, ballo in auto (per quello che mi consente il movimento della cintura di sicurezza), guardo fuori il deserto che ci circonda da entrambi i lati.
Su una delle tre pareti che avvolgono la scala a chiocciola di casa nostra, c’è appesa una foto. E’ la foto di una strada che si perde in un paesaggio montagnoso e desertico all’imbrunire. Ce l’ho da quando ho letto “ON THE ROAD” di Kerouac. Scrivo il nome in inglese e non in italiano, perché lo lessi prima in inglese e poi in italiano nel 1999. Feci una promessa a me stessa: un giorno avrei solcato una strada simile, con la persona giusta al mio fianco alla guida, sentendomi libera come l’aria.
Questo è quel giorno. Cala un silenzio mistico in me. Un altro dei miei sogni si è realizzato. Forse ne è valsa la pena trascorrere ore della mia vita a scrivere le mie famose liste delle “cose impossibili”.
Cosa è cambiato oggi rispetto al 1999? La mia comprensione delle cose. La consapevolezza che la libertà vive in me e non è una conseguenza delle scelte che faccio: le scelte che faccio al contrario, sono sempre più una conseguenza di sentire questo profondo senso di libertà dentro.
Mi rendo sempre più conto di quanto le persone si limitino senza motivo, solo perché credono troppo vere regole di nessuna importanza.
Regole che hanno accettato passivamente senza mai metterle in discussione. Regole che non le fanno fiorire. Mi viene in mente una chiacchierata fatta recentemente con una delle mie clienti, che mi ha raccontato di una ragazza che ha figli grandi e che non si concede un caffé, o una passeggiata con le amiche perché si sente in colpa a lasciare i figli per mezz’ora e poi si sente infelice e annoiata.
Sento una profonda profondissima compassione per quella ragazza. Non la conosco, ma mi verrebbe da dirle:
“Anche se hai fatto fatica fino ad oggi, stai tranquilla. Prima o poi ti renderai conto che il giudizio degli altri non conta poi molto. Prima o poi riuscirai a vedere che nessuno, tranne te, ti chiede di essere sempre presente. Prima o poi vedrai che puoi concederti di più. Prima o poi vedrai che ascoltarti davvero, non è rischioso, nè egoistico, ma saggio. Prima o poi la felicità tornerà a sgorgare in te, e tu vedrai che non hai più bisogno di ingabbiarti per essere una mamma accogliente e amorevole.”
Lascio che la mia energia di sostegno si separi da me e voli nell’etere fino a raggiungere quella ragazza. La immagino mentre è in casa e pulisce ed improvvisamente si sente sfiorare da una brezza leggera e fa un sospiro di sollievo. Mi piace pensare che quella brezza che le arriva, sia solo un’estensione della mia energia.
Ho sempre sentito le persone “a distanza”. Con le persone che amo di più, spesso, è come se fossero sempre con me. Una presenza impalpabile ma tangibile in cui senza parole, senza contatto fisico, senza bisogno di continue rassicurazioni, sentiamo l’amore che circola fra noi. Ed è tanto reale quanto quello che si prova con chi si vede tutti i giorni. Questo è il modo in cui amo. Non lo cambierei davvero per nulla al mondo.
LAS SALINAS

Las Salinas Fuerteventura
Trascorro una trentina di minuti nei miei pensieri, poi Alex mi guarda e mi fa segno che c’è uno svincolo per un posto chiamato LAS SALINAS. Gli piacerebbe visitarlo. Sento la mia classica resistenza iniziale, ma non la bado e mi fido della sua intuizione: per fortuna.
Las Salinas, è un luogo incantevole. Barchette colorate di pescatori trainate a riva. Poche case fanno da cornice al fulcro di questo microscopico centro abitato, ovvero “las salinas”. Le saline sono rettangoli ben distribuiti per la produzione di sale marino e da quello che riusciamo a capire questo luogo è più una sorta di opera di restauro che un centro di produzione industriale. Wow. Due ragazzi stanno facendo quello che ha tutta l’aria di essere un processo di purificazione del sale depositato. Alcuni scoiattoli corrono lungo i muretti di protezione fatti in pietra.
Il vento soffia e il gigantesco scheletro di balena issato su due pali bianchi offre una prospettiva davvero suggestiva a questo paesaggio che ha del surreale. Rimaniamo in silenzio esplorando i dettagli di questo luogo.
Senza il bisogno di parlare ad un certo punto ci separiamo e ci andiamo a sedere su due rocce molto distanti tra loro, ognuno prendendosi il proprio spazio. Che bello amarsi senza pressioni.
Il vento che soffia. L’infrangersi delle onde. Nessun altro rumore. Le voci delle poche persone si perdono nel rumore della natura, sfumando insignificanti, senza lasciare traccia della loro esistenza. Penso che a volte sarebbe davvero bello che la natura riuscisse a cancellare traccia dell’operato umano che la rovina, che la inquina, che la imbruttisce.
Spero che qui rimanga com’è per sempre.
AL BAR IN COMPAGNIA DI MADRID
Non è pensabile che io faccia tappa in un paese senza fiondarmi al bar più carino che c’è per bermi un caffè. Il caffè in realtà nemmeno mi piace. Mi piace il rito del caffè. Sceglierlo, ordinarlo, sedermi al tavolo, guardarmi intorno, parlare con i camerieri, scrivere al computer o sul taccuino, ascoltare musica. Sarà per questo che ci metto circa venti minuti a bere un macchiato caldo (cortado in Spagna), trenta per un macchiatone e circa quarta per un cappuccino.
A volte lo ordino e nemmeno lo bevo, soprattutto se sono al secondo bar della giornata. Pago volentieri il sorriso di chi mi serve con gioia. A volte un barista o una cameriera con un solo sorriso mentre appoggiano la tazzina del caffé al tuo tavolo, scaldano l’anima. Dico davvero.
La scelta del bar qui a LAS SALINAS è facile. Ce n’è solo uno ed è graziosissimo. Senza pretese come piace a me… e con terrazza vista mare: meglio di così non si può.
Ci sediamo, ordiniamo due “cortados” e poco dopo iniziamo una conversazione rilassata e piacevolissima con due signore sedute al tavolo accanto al nostro. Non trascorrono neppure un paio di minuti e scopriamo che le due signore sono di Madrid.
… Sguardo d’intesa tra Alex e me… Ay dìos mìo Madrid como te quiero…
Le signore ci consigliano di non perderci il paese di El Cotillo a Nord e di andare a mangiare al ristorante La Vaca Azùl. Ci appuntiamo tutto. Foto ricordo. Baci e abbracci sinceri dandoci del tu. Ci allontaniamo, saliamo in auto e siamo di nuovo solo noi e la strada.
COSTA CALMA
L’arrivo a Costa Calma è senza intoppi, ad eccezione della breve deviazione che Alex è costretto a fare a causa della mia incapacità di comprendere googlemaps. Alla fine arriviamo con due ore di anticipo e cerchiamo un posto per pranzare. La scelta ricade sul “tonynonsolocaffè” che già dal nome si capisce essere gestito da italiani. Mangiamo un delizioso hamburger con patitine.
La cameriera Laura è squisita. Una ragazza che sa fare proprio il suo lavoro. Scappata da Formentera dopo l’arrivo selvaggio di italiani si è rifugiata qui e nutre il sogno di fare esperienza come veterinaria allo zoo dell’isola. Lei è una delle italiane che ci rendono fieri di essere italiani.
Di solito in Spagna non ho voglia di parlare italiano, né mi piace sentirlo parlare e, se gli italiani si rivolgono a me di solito rispondo in spagnolo dileguandomi più velocemente possibile.
Sembra una cosa assurda, ma vacanza per me è anche parlare una lingua diversa dalla mia. Da quel momento e per praticamente tutti i giorni successivi parlerò solo in spagnolo con Alex e, a dirla tutta, quasi solo con lui dato che il sud di Fuerteventura è pieno di tedeschi e il nord pieno di italiani.
La domanda, come direbbe Marzullo, sorge spontanea: spagnoli delle Canarie, ma dove siete?
IL CIVICO 330
Dopo pranzo facciamo un giro e poi raggiungiamo il punto di ritrovo stabilito con la sorella di Carol, la nostra seconda host di airbnb. Raggiungiamo il Residencial Amanay e la prima cosa che mi colpisce è che il numero civico della nostra nuova casa è 330. Quello del primo appartamento era 329: sequenza perfetta.

Il civico 330 visto dall’interno.
Siamo i primi ospiti di questo bellissimo appartamento. Terrazza enorme riparata dal vento, cucina fornitissima, arredamento semplice ma curato nei minimi dettagli. Bottiglia di vino di benvenuto. Fantastico!
Il civico 330 per i prossimi sei giorni è casa nostra. Ci mettiamo comodi, poi andiamo a fare la spesa. Quel che restava del pomeriggio è passato in fretta.
Alex si lascia rapire dalla “Smart TV” di ultima generazione appesa al muro. E’ da dieci anni che non abbiamo la TV in casa. Abbiamo il computer e abbiamo avuto NETFLIX. Ma la TV ogni tanto è divertente e fa vacanza, come tutto quello che è insolito per noi.
Alex fa zapping, io sparpaglio sul tagliere le verdure per il minestrone. Ceniamo con una zuppetta calda davanti alla TV. Decidiamo domani di non usare l’auto ed esplorare a piedi i dintorni di Costa Calma.
Mentre guardiamo Big Bang Theory in spagnolo e rifletto sulle preoccupanti somiglianze che ci sono tra protagonista Sheldon e Alex, penso tra me e me che viaggiare mi piace, spostarmi anche, essere lontana da tutto e tutti è impagabile. Mi ero dimenticata quanto mi piacesse.
Ho preso nota di dove sono i due locali dove c’è musica latina, anche se sospetto che questa vacanza stia prendendo una piega diversa dove il ballo non sarà il protagonista e, per una volta tanto, va benissimo così.
(Continua su Giorno 5. Online tra una settimana…)
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