
Giulia. Quando ride.
Sabato mattina ho fatto colazione con Giulia. Giulia è una ragazza di quattro anni più giovane di me che vivo come se fosse una sorella minore. L’ho conosciuta qualche anno fa ad un corso di danza del ventre e sono onesta quando dico che se non fosse stato per la sua tenacia e curiosità a volermi nella sua vita, sarebbe stata una delle tante persone incontrate, e mai più viste. A volte qualcuno ci sceglie e ci vuole, a prescindere dal nostro modo abituale di selezionare chi vogliamo accanto.
Mentre siedo al tavolino del bar, mi rendo conto di quanto felice sia che Giulia, nonostante le mie numerose assenze nella sua esistenza, non abbia gettato la spugna. Confesso che se lei non mi fosse piaciuta a qualche livello, alla fine dei conti, non sarebbero serviti a molto i suoi sforzi. Perché diciamocelo: se qualcuno non ci interessa proprio, potrà smuovere mari e monti senza ottenere il benché minimo risultato.
Adoro le persone, dico davvero, ma non ho esigenza di parlare di me.
Quando ho bisogno di parlare con le mie amiche di qualcosa la mia frase standard è “puoi ascoltarmi 10 minuti senza interferenze?” se la loro risposta è “sì” parlo, se la risposta è “no” le richiamo in un altro momento. Parlo solo se mi sento ascoltata a quel livello in cui chi è di fronte a me c’è davvero. E se non è possibile, sono dell’idea che la risposta arriverà comunque in altro modo.

Amici che si leggono dentro.
Non ho molti criteri di selezione nelle relazioni, tranne uno. Per me la relazione deve essere autentica. Faccio di tutto per creare quello spazio in cui si può essere chi si è.
Ricordo che un anno fa un mio amico che si chiama Filippo mi fece un commento su una frase che avevo scritto. Nel leggerlo mi indurii immediatamente, ma con lui dissimulai calma. Una calma che in realtà non sentivo. E dato che i miei amici sono fantastici nel mantenermi autentica con me stessa la sua risposta (parafrasata) fu:
“Stai mentendo. Ti sono girate le scatole, ma non lo vuoi ammettere e io so di aver letto in modo giusto la tua reazione, quindi, non ti nascondere dietro questa finta calma. L’unica cosa da fare è chiedermi scusa, perché hai sbagliato. Il resto Chiara è fuffa.”

Filippo. Quando ti guarda davvero.
Quando lessi il suo messaggio rimasi in silenzio per circa un paio d’ore. Non mi sentivo punta sul vivo. Non mi sentivo ancora più arrabbiata. Mi sentivo come se qualcuno mi avesse preso per le spalle, guardato dritto negli occhi e ricordato cosa stava davvero accadendo. Aveva ragione. Era esattamente come scriveva.
Aveva centrato il punto. Una mia amica quando glielo raccontai mi disse:
“Ma scusa Chiara, alla fine anche la sua reazione è dettata dal suo pensiero giusto?”
Certo che lo era, ma in quel caso la sua sensazione, frutto di un pensiero lucido e in ascolto, rispecchiava in maniera autentica quello che stava accadendo dentro di me. Quando fui quieta e calma lo chiamai. Non servirono molte parole, gli dissi che aveva ragione. Lui mi ascoltò. Non fece l’arrogante con me, non si lanciò in una lunga analisi su ciò che era successo. Ciò che era successo non era già più importante, lo era stato molto di più rendermi conto che quando basi le tue relazioni sul saper leggere e ascoltare chi ti sta di fronte, anche dall’altra parte c’è questa volontà e quando tra amici si impara a “leggersi dentro” non è una gara a chi vince.
Direi invece che è un grande dono: quello di poterti rapportare a qualcuno senza filtri, senza dover fingere nulla, inclusa una calma che in quel momento non c’è.
Non c’è niente di più rilassante di sentire rabbia sapendo che non ci viene richiesto dall’altra parte di essere calmi. Non c’è niente di più rilassante con noi stessi di poter ammettere che siamo agitati, arrabbiati, stanchi o semplicemente distanti da tutto e tutti.
Avere accanto persone che “mi sanno leggere e che so leggere” è la direzione in cui ho guardato per tutta la mia vita. Ed è la direzione in cui continuerò a guardare anche nel mio lavoro. Perchè quando vedi le cose così come stanno, sei libero di andare o restare, di dire o tacere, di agire o aspettare.
La tua esperienza interiore di tutto questo dipenderà sempre dal tuo pensiero del momento e questo muterà nel corso del tempo. Eppure mentre lascio che la mia comprensione dei 3 Principi aumenti, sento vere le parole di George Pransky quando con infinita saggezza e semplicità mi ricorda che “scegliere quello che credi vero, è e sarà sempre un diritto di nascita”.
Allora torno in silenzio. Guardo Giulia che beve il suo caffè, la ascolto mentre mi racconta di lei e “la leggo”. I suoi occhi diventano lucidi e in questo momento so con ogni fibra del mio essere che nessun essere umano al mondo, può rimanere indifferente alla sensazione di calore che si diffonde in noi quando sappiamo che qualcuno, anche solo per un attimo, ci vede davvero per quello che siamo, e ci “legge” nella semplicità di ciò che è senza desiderare nulla più che esistere con noi in quell’istante di verità.
Chiara.
Chiunque almeno una volta nella vita avrà provato la sensazione che sto per descrivere.
Avete presente quando siete appena arrivati nella destinazione delle vostre vacanze, tutto è nuovo e sembra tutto bellissimo solo perché siete in ferie ed entrate nel primo bar di merda che trovate (preferibilmente gestito da gente dell’est direbbe Chiara) per bervi un caffè che vi sembrerà il più buono mai assaggiato e vi godete quella soddisfazione del sentirsi divincolati da orari e impegni, carichi dell’entusiasmo della partenza e liberi in ogni gesto perché tanto non vi conosce nessuno li?!
Ecco! Con Chiara io mi sento esattamente così.
Grazie
Il più bello commento che potessi leggere. Dire qualsiasi altra cosa sarebbe superfluo. Torna Giulia… e rimani quanto vuoi. Il Bar è aperto…